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Riceviamo e pubblichiamo il testo della petizione rivolta al sindaco di Lucca e lanciata su Change.org dal Coordinamento cittadino per il progetto di riuso della Manifattura Sud di Lucca:
Petizione “Nuova vita alla Manifattura di Lucca”
"A fronte di un bombardamento mediatico senza eguali - soprattutto per la foga polemica, pari solo allo smarrimento del più comune buon senso –, si rende necessario un nuovo “appello” sulla vicenda Manifattura Sud, un appello che non si pone altro obiettivo se non quello di esprimere una voce “fuori dal coro”, rispetto alle prese di posizione a connotazione negativa, pubblicate da quando è stata presentata la proposta di project financing da parte di FCRL/Coima SGR.
Già nel 2009, amministrazione Favilla, il programma PIUSS riguardante la Manifattura prevedeva recupero e valorizzazione della parte nord, la più antica, e la vendita della parte sud per poter sostenere le spese del mutuo da contrarre proprio per il progetto PIUSS. Col Regolamento urbanistico del 2004 si prevedeva la realizzazione di nuovi edifici, alberghi, residenze, servizi. Con la variante al Regolamento Urbanistico del 2012 l’area viene subordinata a un programma complesso di riqualificazione insediativa, integrante il PIUSS, con la previsione di diverse destinazioni d’uso: residenziale, direzionali, commerciali, artigianali, ricettive, parcheggi.
Ad oggi però, dopo venti anni dal trasferimento della Manifattura a Mugnano, nessun programma complesso di riqualificazione ha visto la luce, cosicché, senza la variante portata avanti dall’amministrazione Tambellini, l’area avrebbe avuto come unica destinazione quella produttiva!
Siamo invece convinti che quei capannoni novecenteschi con gli ampi spazi aperti intorno, necessitino e meritino un restauro e un riuso degno della bellezza di Lucca, in quanto rappresentano una parte importante e consistente della città e corrono invece un altissimo rischio di decadimento strutturale.
La proposta avanzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca (FCRL) va esattamente nella direzione auspicata dalle Amministrazioni comunali, indipendentemente dal loro colore politico.
Nessuno poteva certo immaginare che la parte sud della Manifattura venisse elevata, a furor di popolo, a bene culturale di inestimabile valore, sebbene nessuno vi abbia mai avuto accesso a eccezione degli ex dipendenti dei Monopoli di Stato. Di cosa stiamo parlando veramente, se non di una volontà amministrativa confermata nel tempo e ampiamente condivisa con la città almeno in due tornate elettorali?
FCRL ha proposto un recupero complessivo dell’Area (con investimenti per circa 60 milioni di euro) con una programmazione dei lavori in fasi successive. Per la progettazione e gestione di una iniziativa di tale entità, FCRL ha scelto come partner tecnico Coima SGR, una grande società milanese di gestione di fondi immobiliari. Forse Coima SGR non annovera al momento tra i suoi professionisti l’urbanista di fama internazionale auspicato da qualcuno, ma certo la sua partecipazione alla creazione del nuovo quartiere di Milano/Porta Nuova e il suo staff di esperti lasciano supporre prestazioni eccellenti.
La proposta implica la costituzione di un fondo immobiliare che vede FCRL come unico sottoscrittore e quindi proprietario. Il fondo è gestito da Coima SGR che opera per conto di FCRL.
L’Amministrazione Comunale, in caso di aggiudicazione all’esito di gara di evidenza pubblica, conferirà al fondo la proprietà degli immobili che insistono sull’area quale forma di contribuzione al piano economico finanziario presentato per la realizzazione dell’opera pubblica consistente nella costruzione di un parcheggio parzialmente interrato, di un parcheggio fuori terra, di una nuova piazza pubblica e la sistemazione di ulteriori piazze adibite a parcheggio in aree limitrofe alla Manifattura.
E’ ovvio che il progetto di sistemazione delle aree dovrà essere sottoposto al vaglio del Consiglio Comunale previa autorizzazione della Soprintendenza. Quest’ultima dovrà valutare, senza paraocchi ideologici o pressioni di parte, se gli interventi previsti siano tali da tutelare l’integrità dei fabbricati, certamente storici, ma destinati diversamente alla decadenza e a gravare sulla collettività come costo manutentivo.
Non entriamo nel merito del progetto complessivo in quanto tuttora in fieri e oggetto di un confronto costante e assiduo tra l’Amministrazione Comunale ed i proponenti. Tuttavia non può essere taciuto un fatto che si è concretizzato nelle ultime settimane e che rappresenta, a nostro avviso, un asset importante per la realizzazione dell’iniziativa: la volontà espressa dall’azienda informatica Tagetik, nata a Lucca e divenuta una multinazionale nel settore informatico, di occupare con i propri uffici uno degli edifici (si parla di circa 7000 mq) del complesso. E’ un fatto di estrema rilevanza non solo per l’ampiezza dello spazio richiesto, ma soprattutto per l’effetto di integrazione di una azienda digitale avanzata in un contesto urbano storico. E’ proprio di questi giorni la sottoscrizione di una lettera di intenti da parte di Tagetik per il trasferimento dell’attività aziendale nella nuova sede, con oltre 350 dipendenti che verrebbero a prendere il posto delle storiche sigarie del Novecento, con un balzo simbolico verso il futuro. E’ ovvio che questa opportunità implica anche tempi certi nel processo decisionale.
Come detto, non intendiamo entrare nel merito del progetto, ma certo si rimane quantomeno perplessi leggendo, ad esempio, che si vuole “svendere la manifattura ai privati”. Il privato non è affatto un’entità speculativa astratta, “lasciato libero da vincoli sia di funzione che di cessione della proprietà”: quel privato è FCRL. La Fondazione è dunque un nemico della città di Lucca, introdottosi nottetempo nelle sue fortificazioni per dominarla da dentro?
L’operazione Manifattura sulle linee accennate, con Tagetik impegnata a portarvi l’attività, contraddice gli sviluppi culturali (città della cultura), turistici o architettonici che sono emersi nel dibattito cittadino? A noi pare, viceversa, che quando sarà completato l’intero progetto Manifattura, nord e sud, quest’area imponente della città storica potrà diventare attrattiva, anche in virtù di qualche innesto di architettura contemporanea, perché no?, su impianti storici.
Dov’è lo svantaggio per l’Amministrazione Comunale e per la città di Lucca? Chi mette fretta sa che Tagetik ha giustamente rivendicato una scadenza al di là della quale l’accordo verrà meno.
Non dobbiamo tenerne conto e attendere di prolungare all’infinito il dibattito ripetitivo, senza curarsi del fatto che una democrazia che non decide è destinata all’inconsistenza?
Che senso hanno i ridicoli calcoli del costo a mq dell’area, se non per sbeffeggiare l’operazione senza averne capito la portata? Ci sono altri proponenti, altri speculatori pronti a buttarsi su quel bene?
Non bastano chiacchiere interessate, o fantasmi ideologici, o pulsioni aristocratiche a salvare questa città: servono scelte e in tempi rapidi. Abbiamo la fortuna che la città ha generato una FCRL che ha a cuore il suo destino, certo più di quanti se ne riempiono la bocca senza saper valutare il futuro imminente. L’Amministrazione Comunale, con le sue modalità democratiche e di evidenza pubblica, deve scegliere in tempi brevissimi. Questo treno passa solo una volta. Salviamola, davvero, la Manifattura: dalla fine certa del crescente degrado, senza nessun’altra possibile sorte".
Promotori: Danila Andreoni, Mery Baldaccini, Maria Luisa Beconcini, Pierluigi Baschieri, Mauro Di Grazia, Laura Di Simo, Pietro Fazzi, Olivo Ghilarducci, Giuliano Grazzini, Nelita Lilli Begliuomini, Luciano Luciani, Anna Marchi, Ferruccio Pera, Gianfranco Pierotti, Michele Zardetto
Il link per aderire alla petizione: http://chng.it/TwjDHBjYQg
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La pandemia che ci affligge dall’inizio anno ha stravolto molte delle nostre abitudini, ha condizionato i comportamenti delle persone e creato notevoli spaccature nella società. Ho paura che se non usciremo da questo “pandemonio” corriamo il rischio di avere inedite lotte di classe di cui si intravedono già i primi segnali. Non più padroni contro operai, come era all’inizio dell’era industriale, ma una lotta tra simili e tra generazioni che rischia di minare la pace sociale fin qui acquisita.
I provvedimenti del governo, i cosiddetti DPCM, hanno via via imposto chiusure sempre più severe per quelle attività il cui normale svolgimento è ritenuto indice di diffusione pericolosa del contagio. Tutte le attività legate al turismo, bar, ristoranti, le attività del tempo libero (teatri, cinema, mostre, fiere..) taxi e molte altre subiscono danni economici enormi. I promessi ristori, se e quando arriveranno, saranno briciole in confronto alle perdite accumulate e probabilmente non copriranno nemmeno i costi fissi delle attività delle imprese colpite da questa tragedia.
Contrapposti a questi ci sono i garantiti, che non hanno subito alcun danno economico. Anzi in molti casi costoro hanno avuto un incremento di budget disponibile avendo ridotto i costi per gli spostamenti (smart working) e azzerando (quasi) le spese per ristorante, cinema e teatri. I garantiti sono gli statali, i pensionati, gli operai tutelati dagli influenti sindacati e soprattutto i politici.
Un altro contrasto si sta alimentando anche tra generazioni: giovani contro anziani. I primi si sentono penalizzati dalle restrizione imposte dal covid, che percepiscono utili solo per proteggere gli anziani. I germi di questo contrasto generazionale si intravedevano già prima del covid dove le accuse dei giovani rivolte agli anziani erano soprattutto dettate da forti disparità legate ai diritti pensionistici acquisiti dai primi e per niente scontati per i secondi, che vedono il loro futuro incerto e problematico.
Gli attriti tra garantiti e non garantiti, tra giovani contro vecchi, non sono risolvibili semplicemente predicando collaborazione e pace sociale. Vanno intraprese azioni forti di redistribuzione delle perdite legate al covid. Non si capisce perché “i garantiti” continuano a prendere lo stipendio intero anche se restano a casa in smart working, e in alcuni casi pare che gli vengano riconosciuti anche i buoni pasto. È ovvio che proprio loro sono i più favorevoli ad un irrigidimento delle chiusure per proteggere la salute. Facile avere questa posizione visto che non perdono nulla, anzi hanno dei vantaggi.
Onestamente dico che un Paese serio (un governo ed un parlamento serio) dovrebbe approfondire questi temi e assumere provvedimenti coraggiosi e giusti. Le perdite delle imprese andrebbero ripartite su tutti gli italiani equamente. Togliere ai garantiti parte delle loro rendite per distribuirle agli altri la ritengo una cosa giusta, da studiare e da fare. In questo modo tra l’altro non si alimenterebbe il debito pubblico, già enorme ed insopportabile, che dovrà essere pagato sempre dai giovani e i loro figli. La mia inapplicabile proposta è un’utopia, ne sono ben consapevole. Quella che si vede è un’Italia brutta e cinica, ed è diventata così a causa dei politici degli ultimi anni che offrono modelli vergognosi di comportamento. Mai come ora gli egoismi prevalgono sul buon senso e sulla ragione e non credo che qualcuno avrà il coraggio di fare qualcosa di rivoluzionario. Lo dico da anziano e super garantito.