Politica
Mille giorni di amministrazione Pardini, il centrosinistra la stronca: "Il nullla più assoluto"
"Mille giorni di Pnrr, più lucine: questo dovrebbe essere il bilancio del sindaco Mario Pardini, dato che la sua amministrazione si è contraddistinta per il nulla più totale".

Il caso del gabbiano maltrattato a Lucca arriva in Parlamento: Michela Brambilla chiede l’applicazione della massima pena consentita
"Con la Legge Brambilla finisce l'impunità per chi uccide e maltratta gli animali, anche quelli selvatici". Lo ricorda l'on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Intergruppo parlamentare per…

Salanetti, l'opposizione di Porcari: "Bene il preavviso di diniego all'impianto, ma è presto per cantare vittoria"
“L’ottima notizia, che la Conferenza dei Servizi di ieri 18 giugno si sia conclusa con la decisione di inviare a RetiAmbiente il preavviso di diniego dell’istanza di autorizzazione dell’Impianto dei…

Futuro di Geal, il gruppo Salviamo la nostra acqua: "Sindaco, avanti tutta con la nostra battaglia"
“È notizia di questi giorni che l’Autorità idrica toscana ha di nuovo respinto la richiesta del Comune di Lucca di proseguire nella gestione autonoma della propria acqua, cosa…

Attacco agli Ayatollah
Quando Israele avviò la resa dei conti con Hamas si son profilati i prodromi dell’attuale attacco che ha il dichiarato fine di far cadere il regime teocratico di Teheran, privando di sostegno Hamas e Ezbollah

Presunto scontro sulla Lucchese fra Barsanti e un ristoratore, la richiesta di rettifica del legale dell’assessore
A seguito dell''artiicolo pubblicato oggi - mercoledì 18 giugno - dal nostro giornale e riguardante un presunto scontro via social fra l'assessore del Comune di Lucca Fabio Barsanti e un…

Un video per raccontare mille giorni di amministrazione Pardini
"Ci siamo chiesti quale fosse la maniera migliore per raccontare l'impegno ed il lavoro di quasi tre anni di mandato caratterizzati da un entusiasmo…

Salanetti, la Regione frena il progetto per l'impianto di smaltimento dei pannolini: Porcari esulta
Dopo oltre un anno e mezzo di approfondimenti, richieste di chiarimenti, confronti tecnici e variazioni in corsa al progetto richiesti dal Comune di Porcari, Asl e…

Invocato e atteso, immancabile l'atto dovuto
Nel film “Who Dares Wins” degli anni ’80 del secolo scorso, ricostruendo l’attacco dello Special Air Service britannico all’ambasciata iraniana a Londra, si mostrava una fase dell’addestramento degli…

Il consigliere comunale di opposizione Annamaria Frigo lascia Fratelli d'Italia, segue Roberto Vannacci e aderisce alla Lega
“Annuncio ufficialmente la mia decisione di lasciare il partito Fratelli d'Italia, comunica Annamaria Frigo , una scelta maturata dopo una riflessione profonda durata alcuni mesi e scaturita dopo…

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“Old Contemptibles” fu l’appellativo che si dettero i soldati britannici di mestiere del British Expeditionary Force inviati in Francia all’incipit della Grande Guerra. Era stato tratto da un mezzo insulto loro affibbiato dal kaiser di Germania Wilhelm II, che poteva essere tradotto come “vecchi spregevoli, o disprezzabili, o insignificanti”.
Ho pensato a loro nello scorrere notizie e video che le solite testate hanno dedicato – con tendenziosi argomenti – al popolo di Vannacci riunitosi nel viterbese.
Fingendo educazione affettata, ma non riuscendo a nascondere il senso di superiorità culturale, questi cronisti raccoglievano interviste, magari con lo scopo di far intravedere quale pericolo corressero democrazia e libertà, ove quel popolo fosse diventato maggioranza. Più di qualcuno degli intervistati era un militare di professione in pensione, o imparentato a tale categoria, una volta li avrebbero definiti “benpensanti”. Erano gli “Old Contemptibles” de noantri, quelli coi quali ho diviso pezzi di vita, che vedi su un’autoradio di pattuglia, tornano da un pedinamento di un mafioso, o scendono impolverati, accaldati o infreddoliti da un giro sul blindato nelle lande balcaniche, afghane, libanesi o di Mesopotamia. Non ne avevo paura.
Magari non si trovava traccia di salotti raffinati, né di abbigliamento sapientemente casual, né si cibavano di dietetiche insalatone: avevano il vestito del giorno buono, con la cravatta non sempre in perfetto tono e magari il collo della camicia appena liso, e dopo si sarebbero scofanati una bella carbonara con salsicciata di rito annessa, ma non mi facevano paura.
Perché quel “popolo”, che non so neppure se possa definirsi o meno di Vannacci, ha fatto di tutto per l’Italia, sacrificandosi, anche fra un moccolo e l’altro.
Quel popolo c’era da prima dell’anno “0” vannacciano.
Era il popolo degli operai con le stellette, che poi è assai simile a quello degli operai in tuta blu. Quel popolo che va a lavorare, ha la dignità di non chiedere reddito di cittadinanza e si paga il mutuo. Magari facendo a meno di un ristorante “stellato” e pure della pizza, se può servire alla causa della rata da pagare e dei libri da comprare ai figli che si cerca di mandare all’università, perché non debbano fare la vita del padre. Quei figli/e che comunque si è orgogliosi di vedere che un giorno seguono le tracce del padre, sottoponendosi agli stessi sacrifici.
È il popolo che vuole vivere tranquillamente per quanto possibile, godendo dei piccoli agi catturati e assicurati dal proprio lavoro, e che fa difficoltà a capire che debba pagare di tasca propria la solidarietà indiscriminata a chi, anche solo 1 su 1000, ti rapina di notte o ti borseggia in metropolitana. Il popolo che aiuta ed è solidale, ma vuol farlo di propria sponte, non in nome di politiche per lui incomprensibili. Il popolo semplice che i delinquenti li vuole in galera, non per strada, altrimenti perde ogni riferimento nel proprio discernere fra ciò che è “buono” e ciò che non lo è. Popolo che ti rispetta, e che vorrebbe altrettanto rispetto, magari riconoscendo che tu sia un “dotto’!” e ne sappia più di lui, purché per lui si abbia la dovuta attenzione.
Che poi era anche il popolo della sinistra italica fino agli anni ’90, più o meno. Un popolo che neppure in piazza ci faceva paura, e che si rispettava, perché non era mosso dall’odio di classe abilmente artefatto di “Lotta Continua” e affini.
Un popolo che, almeno per noi, non era “insignificante e spregevole e disprezzabile”, come lo è oggi per gl’intellettualoidi in giacca di velluto, camicia aperta e chioma amabilmente scomposta ma non troppo.
Un popolo che, continuando l’attuale sinistra in questa direzione, continuerà a mollarla, consapevole che la sinistra, quella antica, fosse più concreta, e soprattutto puntasse a risolvere temi condivisibili e, soprattutto, comprensibili.
Ora, se Vannacci – ma direi gran parte della destra – hanno intercettato questo popolo, deve far pensare. Le elezioni un segnale l’hanno dato, ritenere che questo popolo abbia sbagliato, o non capisca, è solo un altro modo per farlo radicare altrove.
Gli “Old Contemptibles” son tanti, ancora.
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Durante i moti operai dell’autunno caldo (il primo tra questi fu nel 1969), su di uno striscione della Fiom, il sindacato rosso dei metalmeccanici della Cgil, era scritto: “Se mancherà la carne mangeremo Agnelli”. Erano quelli i tempi della contestazione, fomentata dal Pci, al sistema capitalistico industriale del quale la Fiat rappresentava la punta di diamante. Le catene di montaggio delle automobili restarono ferme ad oltranza per l’acerrima lotta sindacale ed il paese quasi in bancarotta. Era, in fondo, quella l’epoca del sindacalismo d’assalto, quando questi fungeva, spesso da cinghia di trasmissione dei partiti di opposizione ai governi del cosiddetto pentapartito (democristiani, socialisti, socialdemocratici, repubblicani e liberali). Una contestazione, quella operaia, che in quegli anni si saldò con quella studentesca che nelle università, e poi nelle scuole in generale, si incaricava di sovvertire il vecchio ordine sociale ed i valori che ne costituivano l’essenza. Purtroppo la contestazione radicale al sistema socio economico ed alle istituzioni politiche sfociò, negli anni successivi, nella costituzione di gruppi eversivi, associazioni politiche di stampo marxista-leninista che si dichiararono extraparlamentari, ossia alternative ai movimenti politici del tempo ed allo stesso sistema democratico. Alcuni di questi gruppi passarono alla clandestinità e alla lotta armata, costituendo le Brigate Rosse, Potere Operaio, Lotta Continua: bande estremiste che insanguinarono il Belpaese con omicidi e rapimenti di personalità del mondo politico, economico, dell'informazione e della cultura, dei sindacati, della magistratura e delle forze dell’ordine. Fecero da specchio a tali formazioni eversive quelle che vi si opponevano con i medesimi mezzi militando agli antipodi politici, ossia la destra eversiva dei Nar ed Ordine Nuovo. In questo clima di violenza la Fiat fu sia il bersaglio e sia la sorgente dell’opposizione, del contrasto di matrice operaia e sindacale, dell'eversione violenta. Insomma: i lavoratori stessi sconfessavano le tesi degli extraparlamentari di parlare ed agire in nome della classe operaia. Fu proprio dallo stabilimento della famiglia Agnelli che nacque e si affermò, nei successivi anni ‘80 del secolo scorso, la reazione forte della cosiddetta "maggioranza silenziosa” agli scioperi ed alla violenza dei gruppi eversivi, già perlopiù sgominati dalla forza e dalla saldezza unitaria dello Stato democratico, con la protesta e lo sciopero dei quadri amministrativi della fabbrica torinese. I quarantamila che si unirono in corteo a Torino segnarono un inversione di tendenza epocale sul piano politico e sindacale: la protesta di quel ceto borghese principalmente avversato e colpito dal terrorismo. Insomma quelle degli Agnelli non furono solo fabbriche che davano lavoro a centinaia di migliaia di operai e di quadri dirigenti, che con le vendite sostenevano la disastrata economia nazionale di quei tempi. La Fiat e gli Agnelli rappresentavano, con gli stabilimenti sparsi nel mondo, un biglietto da visita di tutto rispetto della nazione, espressione della migliore imprenditoria italiana e sostegno, con l’indotto degli accessori, a tante piccole e medie aziende italiane. Ricchezza che provocava diffusione della stessa in altre mani e lavoro per molti. A capo di questo impero era collocato, dal dopoguerra in poi, Giovanni Agnelli, per tutti l’Avvocato, circondato dai fratelli e dalle sorelle, a vario titolo allocati nella holding familiare, oppure gestori di banche e di assicurazioni, di case editrici e di giornali. Uomo brillante oltre che abile industriale, Agnelli era venerato e temuto, ossequiato e combattuto a seconda degli interlocutori, ma portava comunque con sé un'aura nobile fatta di prestigio e di rispetto. Conosciuto ed apprezzato nel jet set internazionale, l'Avvocato frequentava, con disinvoltura, sia potenti del mondo ed luoghi del potere, sia quelli mondani con lo stile, la nomea e l’autorevolezza che lo precedevano. Presidente, oltre che proprietario della Juventus, la squadra di calcio più blasonata e seguita d'Italia, era molto considerato anche negli ambienti popolari dei tifosi di calcio che nei salotti sportivi. Nominato Senatore a vita, per chiara fama, avrebbe certo potuto scalare qualsiasi sondaggio di opinione incontrando il favore e la simpatia degli italiani. Fu quella aura di successo, di potenza, di stile e di mondanità, di rispetto indiscusso, che lo immunizzò, forse lo protesse, dall’invidia perniciosa, dai malevoli interrogativi degli arrabbiati sociali, dalle indagini sospette sulla sua immensa ricchezza, da impropri interventi della magistratura sulle sue attività, che invece avvilivano gli altri capitani d’industria. Tuttavia il tempo avrebbe svelato che l’Avvocato Agnelli era popolare ed amato anche perché italiano anche nei difetti e che non aveva predilezione a pagare le tasse. Insomma emblema del prototipo di italiano . Prima la figlia Margherita, contestando la quota di eredità ricevuta, denunciò la sparizione, dall’asse ereditario, di depositi esteri per oltre un miliardo di euro. Ma nessuno si mosse ed indagò, nessun giornale vi fece approfondimenti, nessun reportage televisivo fu speso a tal proposito. Fosse stato un figlio di Berlusconi a denunciare la stessa cosa, sarebbero sbarcati i "marines" della Guardia di Finanza con un centinaio di magistrati al seguito!! Solo in queste ore è trapelata la notizia di cronaca giudiziaria di un'ipotesi di evasione fiscale da parte della vedova Marella Caracciolo, falsamente residente in Svizzera per evitare di versare circa ottanta milioni di euro all’erario. Si infrange così il sogno di un Italiano che era ritenuto perfetto ed ammirevole. Tuttavia se ne alimenta un altro, forse ancor più duraturo e popolare, quello che Giovanni Agnelli fu italiano tra gli italiani: levantino ed evasore come loro. Muore un mito e forse ne sorete, inconfessato, un altro.